A sorpresa il conte Pietro si schiera contro l’aumento di capitale da oltre 24 milioni € e rende impossibile il quorum p

Il Sole 24 ore 

A sorpresa il conte Pietro si schiera contro l’aumento di capitale da oltre 24 milioni € e rende impossibile il quorum p

 

Salta l’Opas di Ziganago su Marzotto La famiglia azionista di controllo delle due società vota in ordine sparso – Scintille dei titoli in Borsa (DAL NOSTRO INVIATO) PORTOGRUARO &#61607, “La famiglia Marzotto non va contro il mercato. Per questo annuncio il mio voto contrario”. Erano da poco passate le 13,15 quando Pietro Marzotto, con una dichiarazione a sorpresa, ha messo la parola fine a due mesi di tensioni. C’è voluto utto il coraggio dell’industriale veneto per risolvere una situazione che si faceva sempre più complessa. Solo in quel momento si è capito che l’Opas della Zignago sulla società di Valdagno (cui invece ha dato l’ok il fratello Paolo) non sarebbe passata, in quell’assemblea straordinaria che avrebbe dovuto procedere all’aumento di capitale della Zignago da oltre 24 milioni al servizio dell’offerta pubblica di scambio. E così è stato: la votazione ha registrato il 60.68% di favorevoli e il 39.31% di contrari, ma non è bastato. Bisognava arrivare al quorum del 66,6%. vale a dire che sarebbe invece passato con il si di Pietro Marzotto, detentore di quasi il 13per cento. Il patriarca che non ha resistito a due mesi di attacchi, insinuazioni, polemiche, accuse di conflitti d’interesse (le famiglie Marzotto – Donà delle Rose detengono il 59,9% di Marzotto e l’82,6% di Zignago, ndr), ha scelto il palcoscenico più adatto per respingere tutte le accuse che sono state mosse a lui e alla sua famiglia e per affermare il pieno rispetto del mercato. Il gesto è sembrato ancor più corretto quando, subito dopo l’intervento di Pietro Marzotto, i rappresentanti dei tanti fondi e SGR venuti fino a Villanova si sono attaccati ai telefonini per annunciare che la battaglia era sostanzialmente vinta. Da lì in poi i titoli Marzotto hanno subito pesanti vendite (-25% alla fine della seduta) e di contro acquisti per Zignago (+11%). Oggi – diceva uno dei gestori al telefonino – la Marzotto è più contenibile. Per la prima volta la famiglia Marzotto ha votato in ordine sparso”. Vero. Insomma, chi vuol capire, capisca. E’ accaduto raramente che un’assemblea straordinaria abbia registrato interventi solo sfavorevoli ad una proposta. Ieri è stata colmata anche questa lacuna. Con argomentazioni tecniche assolutamente regolari, al microfono si sono avvicendati 5-6 rappresentanti di sgr e fondi comuni, dei 60azionisti in proprio o per delega presenti. Il più autorevole di questi, Carlo Gentili di Nextam, con puntualità ha elencato le ragioni per cui l’Opas tramite l’aumento, non meritasse il voto favorevole (vedi servizio accanto). Molti degli interventi in assemblea hanno poi posto il problema relativo al conflitto di interessi che in caso di Opas avrebbe coinvolto la famiglia Marzotto. Di lì a poco, Pietro Marzotto ha preso la parola, per dire anche che non condivideva nulla o quasi di quanto veniva attribuito alla sua famiglia e al management della Marzotto, specie per ciò che avrebbe riguardato il conflitto d’interessi, in quanto né lui né altri membri della famiglia, compresi i Donà delle Rose, avrebbero aderito all’Opas. Ma al conte è bastato il sospetto per dire basta e rimettere l’orologio a due mesi fa, a prima di quel sabato 6 settembre quando il cda deliberò l’Opas. E pazienza se nel frattempo Marzotto aveva guadagnato in Borsa il 30% e Zignago perso il 40 per cento. La proposta – ha concluso laconico Paolo Marzotto, presidente della Zignago – pur avendo avuto il voto favorevole della maggioranza del capitale sociale, non ha raggiunto il quorum di due terzi necessario per la sua approvazione”. Quindi, il consiglio di amministrazione, riunitosi successivamente all’assemblea, con la presenza di tutti i consiglieri e di tutti i sindaci, “nel prendere atto del risultato della delibera assembleare, comunica che la preannunciata Opas su Marzotto non può avere seguito”. Come è noto, a inizio settembre Zignago, con la consulenza di Mediobanca, aveva annunciato che intendeva lanciare una offerta pubblica d’acquisto da 415,1 milioni di euro in contanti più azioni ordinarie su Marzotto, offrendo per ogni tre azioni Marzotto un corrispettivo di 17,25 euro in contanti e una azione Zignago di nuova emissione dal valore di 0,52 euro ciascuna. Ma ieri su tutta l’operazione è calato il sipario. VINCENZO DEL GIUDICE ________________________________________________________________________________ I fondi: “Offerta impropria” MILANO &#61607, I fondi non avrebbero potuto far breccia in un’operazione che sulla carta era già fatta, se non ci fosse stato il ripensamento di un esponente di peso della famiglia, Pietro Marzotto, che pur non rinnegando la propria posizione ha preso atto che il mercato non aveva apprezzato la proposta. In effetti a inizio settembre, all’indomani dell’annuncio, le quotazioni di Zignago erano precipitate del 39% e quelle di Marzotto erano specularmente schizzate del 37%. Ieri saltata saltata l’Opas, Zignago è salita in Borsa del 10,9%, Marzotto è scesa del 24,9%, entrambi i titoli si sono attestati a livelli inferiori di quelli di partenza. In assemblea, dunque, si sono presentati solo due gruppi di gestione, Zurich investments-Deutsche Bank e Nextam, titolari complessivamente di un pacchetto pari a circa il 2% del capitale. Paolo Prati, gestore di Zurich (che ha in portafoglio la quota più consistente, l’1,2%), ha fatto i conti sull’effetto diluitivo che l’Opas avrebbe avuto per Zignago: l’utile per azione stimato per il 2003 in 1,17 euro sarebbe sceso a 0,86 euro. Prati, come pure Carlo Gentili di Nextam, ha contestato anche il metodo con sui è si arrivati alla determinazione del concambio, prendendo sostanzialmente a riferimento le quotazioni di Borsa per Zignago e utilizzando invece parametri più generosi per Marzotto, “tanto che – sottolinea Gentili – il premio rispetto alle quotazioni di mercato era dell’ordine dell’83%”. I gestori avevano sollevato anche il problema del conflitto d’interessi (amministratori e azionisti in comune nelle due società) e si erano detti poco convinti delle logiche industriali dell’operazione, facendo appello infine alla tradizione di credibilità dei due gruppi. Abbiamo visto negli ultimi tempi un uso “improprio” dello strumento dell’Opa – ha commentato Prati -. Se l’operazione fosse andata in porto avremmo avuto anche l’Opa per sistemare gli affari di famiglia”. A.OL
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